A Lanciano, presso il Polo Museale Santo Siprito dal 27 Dicembre 2014 al 2 Gennaio 2015 si è tenuta la mostra fotografica “Metafisica, chiaroveggenza dell’astrazione”. Dove ho presentato la mia opera “la camera luminosa“.
dim immagine 4m x 3m, stampa tipografica su carta da manifesto
La foto è stata realizzata utilizzando il principio ottico del foro stenopeico e la cucina di una villa di campagna come camera obscura.
La luce penetra dal foro ritagliato su uno dei pannelli oscuranti applicati alle finestre e proietta sulla parete dirimpetto l’immagine dell’esterno.
Estratto dal catalogo
“Con la stessa curiosità di un ragazzino che utilizza una scatola di cartone per trasformarla in un proiettore di diapositive, Enzo Francesco Testa compone un’ immagine metafisica avvalendosi dell’espediente della camera oscura.
Dispositivo ottico composto da una scatola oscurata con un foro stenopeico sul fronte e un piano di proiezione dell’immagine sul retro, la camera oscura, anche detta camera obscura, camera ottica o fotocamera stenopeica, è alla base della fotografia ed è precorritrice della fotocamera. Gli apparecchi fotografici vengono ancora oggi chiamati “camere”: le prime camere oscure erano infatti delle vere stanze al cui interno i pittori e gli scienziati lavoravano.
Da questa antica pratica nasce “La camera luminosa”. Attenendosi alle regole ottiche, Enzo Francesco Testa ha creato una sorta di occhio gigante: oscurata completamente una delle stanze di Villa Armadi, in contrada Bocache a Rocca San Giovanni (Ch), la cucina, ha praticato un foro di pochi millimetri nel pannello oscurante. Quando la luce attraversa un’apertura molto piccola, non proietta i contorni del foro, ma quelli della sorgente di luce: è così che l’immagine dell’esterno della villa si è proiettata, ribaltata, sulle pareti della camera oscurata. Il fotografo, infine, accostandosi il più possibile al piccolo foro, ha scattato la sua fotografia.
Come ulteriore espediente, ha scelto di sviluppare la foto capovolta rispetto al vero e di grandi dimensioni (3,20 m x 4,50 m), quasi a voler ricreare lo spazio reale della camera, di modo da far partecipare il più possibile l’osservatore all’esperienza da lui vissuta.
Enzo Francesco Testa si è avvalso, dunque, di un ausilio ottico dalle possibilità, di fatto, infinite. Ciò che ne deriva è la proiezione dell’immagine dell’interno della cucina, che appare ribaltata, e sovrapposta sull’immagine del giardino della villa, con il pozzo, gli ulivi, il sentiero brecciato. Per il gioco di luci e ombre createsi all’interno dell’ambiente, risultano poste in evidenza alcune parti dell’interno della cucina, come il camino, le sedie o gli stipi, mentre su altri elementi, quali il frigorifero, si trova impressa in chiaro l’immagine della natura, in una singolare commistione di elementi naturali e non (elettrodomestico moderno rivestito dall’elemento naturale esterno). Si avverte il parallelismo con le teorie del filosofo Locke, secondo cui le fonti della conoscenza sono due: la sensazione e la riflessione. Con la prima si intende il processo che conduce gli oggetti ad entrare in contatto con i sensi, i quali trasmettono all’intelletto tutte le idee chiamate “qualità sensibili”. Con la seconda si intende quel particolare movimento dello spirito che riflette sulle proprie operazioni interne e viene così ad acquisire idee che i sensi non saprebbero trasmettergli: le idee delle proprie operazioni spirituali (del percepire, del pensare, del dubitare, del conoscere). Queste sole, scrive Locke, sono le fonti di tutte le nostre idee, e «l’intera nostra provvista di idee si riduce ad esse». Nel “Libro secondo” del suo Saggio, “Delle idee”, Locke descrive il processo di formazione delle idee di sensazione e di riflessione paragonandolo a ciò che avviene in una camera obscura.
Con “La camera luminosa” Testa dimostra che l’intelletto non è dissimile da un ripostiglio interamente chiuso alla luce, avente solo qualche piccola apertura che lasci entrare le similitudini visibili o le idee delle cose esterne. Nella camera oscura le immagini si producono naturalmente in virtù di un principio ottico-fisico; nell’intelletto le idee semplici si producono grazie al funzionamento dei sensi: «L’idea è l’oggetto del pensiero».
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